Carlo Padoan alla ricerca del ''Sacro Graal'' della flessibilità possibile
Con l'Eurogruppo di oggi e l'Ecofin di domani inizia anche per il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan il semestre Ue a guida italiana. Ecco la sua strategia che, come ha spiegato ieri sul Corriere della Sera, tiene contro della ''diffidenza'' con la quale viene guardata l'Italia. La posta in gioco è alta. Anche per noi cittadini italiani.
(di Corrado Chiominto)
Per il ministro dell’Economia Pier Carlo
Padoan,indossato il cappello di Indiana Jones, l’avventura ‘’alla ricerca della
flessibilità possibile’’ parte oggi. Spetterà
a lui, come ministro del Paese che guida il semestre, impostare la nuova
politica economica dell’Europa.
Padoan
ne ha già parlato con il 'collega' tedesco Schaeuble. L’asse tra i due, al di
là delle apparenze del confronto tra Italia e Germania, e’ saldissimo. Hanno già
fissato un percorso a tappe e, subito dopo, scritto a quattro mani un intervento
sul Wall Street Journal.
La parola ''flessibilità'' andrà
declinata, per individuarne i limiti applicativi, solo alla fine di un percorso che parte da una premessa chiarissima: non si cambiano i trattati
europei. Semmai si cerca quella che, in un percorso a tappe ben definite, potrà
essere l' elasticità necessaria e possibile nell'ambito delle regole che già
esistono. ''Noi crediamo - hanno scritto i due ministri - che la crescita può
essere raggiunta applicando in pieno l'attuale intelaiatura finanziaria
europea''.
L'Agenda economica italiana per il semestre
italiano ha una strategia progressiva, fatta da un passo dopo l'altro. In inglese si
direbbe che prevede roadmap. Ma, a dire il vero, il percorso delineato appare
avere i legami logici della dialettica hegeliana. Tesi, antitesi, sintesi.
Senza toccare gli architravi delle regole europee. Detto in altre parole: la
soglia del 3% per il deficit sarà pure una convenzione difficile da spiegare,
ma è prevista da Maastricht e non si tocca. Lo stesso vale per gli obiettivi di
rientro di debito e deficit, che devono puntare al 60% del Pil e al pareggio di
bilancio. Semmai si può tornare a ragionare, e questa volta concretamente, su
quali investimenti escludere dal patto di Stabilità per favorire lavoro e
sviluppo. Sarebbe questa la flessibilità possibile
Il
ministro italiano, che come ex segretario generale dell'Ocse ha già una certa abitudine
ai vertici internazionali, ha preparato con attenzione il terreno. E' volato a
Berlino, Parigi, Madrid. Ha incontrato, a Roma e all'estero, i ministri
dell'economia di molti Paesi. L'asse con la Germania è forte. La strategia
condivisa. E quando Wolfgang Schaeuble afferma che ''bisogna attenersi a quello
che e' stato concordato'' è proprio a questo percorso che si riferisce.
Si
parte dalle regole finanziarie che governano l'euro e l'Unione Europea, che non
si toccano. Poi, fissata la premessa, la prima casella del processo passa per
l'identificazione degli obiettivi che la ''nuova'' Europa si pone.
Padoan e Schaeuble lo hanno scritto
chiaramente. Le parole chiave sono ''crescita sostenibile'' e ''occupazione''.
Scontato che tutti siano concordi. Il passo successivo e' invece meno
automatico: riguarda la definizione degli strumenti che bisogna mettere in
campo per raggiungere gli obiettivi. E' questo lo snodo delle ''riforme'' su
cui è richiesto l'impegno, congiunto, dei vari Paesi, Italia compresa: ridurre
le inefficienze della burocrazia pubblica, migliorare la giustizia
amministrativa, affrontare i nodi del mercato del lavoro.
E' qui che si arriva allo snodo dei
conti pubblici. L'obiettivo finale del percorso e' quello di identificare con
precisione, nero su bianco, i margini di flessibilità possibili all'interno
delle regole date per centrare gli obiettivi prefissati. Tanti aggettivi per
dire che, una volta seguito il percorso logico, bisognerà tornare a discutere
se vale la pena scorporare dai conti – ma questa volta in modo concreto - i
fondi che servono per i progetti co-finanziati dall'Ue, oppure se scegliere di
defalcare quelli per le infrastrutture, o ancora quelli per la formazione. E'
questa la flessibilità possibile di cui si parla nei documenti europei. Non c’e’,
al momento, altra chiave di lettura.
Per l'Italia sarebbe già una vittoria.
Anche se è chiaro che per Indiana Padoan il Sacro Graal è la maggiore agibilità
che deriverebbe dal rinvio di un anno del pareggio di bilancio, visto che ora - con una crescita al lumicino - il Paese cammina sul filo di lana delle regole europee. Ma ad esprimere
una valutazione sul possibile rinvio sarà il ‘’governo’’ dell’Europa, non i Paesi: la
commissione europea, o meglio la nuova commissione europea. Che deciderà in
autunno. Ovviamente tenendo conto dei nuovi obiettivi e anche degli strumenti
definiti dal consiglio. Nei quali manovre correttive 'lacrime e sangue', al
momento, non sembrano proprio contemplate.
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